SENSO, SIGNIFICATO E MEMORIA DEL PELLEGRINAGGIO A SANTIAGO DE COMPOSTELA

(ESTRATTO DA: SANCTUS JACOBUS  – STORIA E TRADIZIONI DEL CULTO DI SAN GIACOMO IN SICILIA – A CURA DI ALFIO CARUSO)

Per affrontare il senso, il significato e valore del Pellegrinaggio Compostellano credo sia opportuno innanzitutto riflettere sulla figura del Pellegrino che rende viva ed attuale questa esperienza.

Nei tempi antichi, viaggiare o peregrinare fu, pertanto, qualcosa di piu’ di un azione meramente utilitaria, come quella determinata dalle necessità del commercio, o piacevole come lo è oggi per molti il turismo.

Era un mezzo per acquisire esperienza, conoscenza e anche prestigio e, in quanto pericoloso, era anche un avventura, un rischio che stimolava i più audaci e i più curiosi.

Peraltro viaggio e conoscenza andranno sempre intimamente uniti e quando porteranno ad un luogo sacro, come nel caso di quello specifico viaggio che è il Pellegrinaggio, si coloriranno di un ricchissimo corollario di simboli e di significati.

Già nei Padri della Chiesa aveva preso forma l’idea che il Pellegrino in marcia verso una meta rappresentava l’immagine dell’anima che compie il duro e difficile cammino della vita, divenendo il Pellegrinaggio paradigma della vita stessa.

Ne consegue l’idea ampiamente diffusa dalla patristica fino ai nostri giorni dell’homo viator, dell’uomo che in esilio sulla terra ha come scopo il raggiungimento della Gerusalemme Celeste.

Il Pellegrino pertanto è, advena e hospes e per sua stessa natura forestiero e straniero nel mondo in cui si muove. Una categoria che esprime una non appartenenza ed un estraniamento al mondo circostante utile al suo cammino interiore.

Non vorrei ancora abbandonare il carattere simbolico, direi drammatico, per le sue originarie forti implicazioni mentali, del viaggio e vorrei aggiungere un altra riflessione sulla sua natura che riscontriamo spesso, addirittura associata all’idea della morte.

Per millenni, morire è stato, secondo un espressione ancora usuale, “intraprendere l’ultimo viaggio”.

E si arrivò a prendere alla lettera questa immagine a tal punto che presso molte popolazioni antiche era costume, nei riti di sepoltura, preparare un carro o una barca, o in ogni caso oggetti e provviste, affinchè il defunto potesse viaggiare verso l’ultima e definitiva meta.

Questo antichissimo concetto della morte intesa come ultimo viaggio continua ad essere vivo nel linguaggio. Per esempio, la morte è ancora detta qualche volta “transito” e ai moribondi si amministra il “viatico”, parola che tra i Romani designava il denaro per i viaggi e che nel cattolicesimo è il sacramento che si amministra agli infermi in pericolo di morte.

Una concezione presente in molte tradizioni, come qui in Sicilia dove Giuseppe Pitrè riferisce la credenza secondo la quale l’anima del moribondo veniva guidata dallo stesso San Giacomo lungo la Via Lattea, chiamata violu de San Jabbicu, o Scala di San Jabbicu, in un ultimo difficile, drammatico viaggio che adombrava l’attraversamento da parte dell’anima del cosiddetto Ponte di San Giacomo presente in molte tradizioni dell’Italia meridionale.

D’altra parte il Pellegrino, prima di mettersi in cammino, spesso redigeva un testamento che, se da un lato sistemava le questioni patrimoniali, dall’altro costituiva un distacco dalla vita, una rinuncia agli interessi mondani.

Comunque, per ogni Pellegrino, sia esso Cristiano, Mussulmano o Indù, il partire verso una meta sacra significava, innanzitutto una rottura con l’ambiente domestico e l’ingresso in un mondo sconosciuto e completamente nuovo.

Per l’uomo medievale questo distacco era traumatico. Significava entrare in una realtà assolutamente inedita che corrispondeva alla sua percezione mitica e cosmogonica del mondo.

Uscire dalla realtà ordinaria e mettersi in viaggio voleva dire, innanzitutto, entrare in una dimensione diversa da quella abituale, per costumi, lingua, senso e significato.

Ma veniamo a quel particolare viaggio che è il Pellegrinaggio che oltre ad essere mezzo di perfezionamento interiore, è stato anche una straordinaria occasione, spesso unica per milioni di persone, di conoscenza del mondo, di scambio di idee e di comunicazione.

Per comprenderne la portata e il valore, sopratutto nella prospettiva delle conseguenze culturali, che esso ha avuto nella formazione di una comune identità Europea , è opportuno avvicinarsi a un pellegrinaggio che per le sue caratteristiche, per la sua permanenza nel tempo, per la straordinaria auge che sta vivendo ai nostri giorni, è  molto utile per approfondire questo discorso.

Mi riferisco al pellegrinaggio a Santiago De Compostela.

Per capirne il senso ed il significato, penso sia opportuno partire dal quarto libro del Codex calixtinus, cioè da quel famoso codice noto anche come Liber Sancti Jacobi, composto verso la metà del XII sec. per volonta della Curia Compostellana, per promuovere il culto di San Giacomo e per rispondere alle piu frequenti domande che in tutto il Mondo Cristiano ci si poneva sull’ormai travolgente Pellegrinaggio a Santiago.

In esso vi appare il primo profondo, dichiarato, programmato legame con la Cultura Europea, la prima esplicita volontà di portare il culto di San Giacomo oltre i Pirenei.

Il quarto libro del codice riporta, infatti, la cosidetta Historia Turpini, una vera e propria Cronica Gestarum, in latino, che narra una serie di leggende Carolinge connesse a tradizioni Jacopee.

Secondo la versione della Historia Turpini, San Giacomo appare in sogno a Carlomagno che si è addormentato riflettendo su che cosa potesse rappresentare la Via Lattea.

L’Apostolo spiega che questa indica la strada che porta al suo sepolcro in Galizia e che non può essere percorsa dai suoi fedeli perche occupata dai Saraceni.

Lo invita, quindi, ad entrare in Spagna e a liberarla.

Appare evidente il disegno di voler collocare San Giacomo a Carlomagno, benefattore e protettore di pellegrini, secondo un processo di reciproca autodignificazione che ha due poli: la Cattedrale di Santiago, che si diceva fosse stata fondata dallo stesso imperatore, e ambienti monastici cluniacensi, particolarmente interessati ad unire il pellegrinaggio Compostellano alla cultura e civiltà francesi.

Il segno che unisce le due culture vè dato da una stella, da un cammino di stelle, da un iter, una via stellarum, uno sternenweg.

Il legame tra stella e pellegrinaggio infatti era antico. Una stella aveva guidato alla grotta di Betlemme i più famosi Pellegrini mai esistiti, come ricordano molti capitelli, molte chiese, e molti affreschi dedicati ai Re Magi, proprio lungo il cammino di Santiago.

La via Lattea, che lo stesso Dante vincola al Pellegrinaggio Compostellano, serviva ad indicare celeste guida di stelle, la strada verso occidente ai Pellegrini che si perdevano nella meseta Castigliana.

D’altra parte per alcuni studiosi lo stesso toponimo “Compostella”, deriva da Campus Stellae, il campo della stella a ricordo delle miracolose luci celesti che avevano indicato la tomba dell’Apostolo all’eremita Pelayo e al vescovo Teodomiro.

Il legame tra Santiago e Carlomagno non è soltanto letterario, ma è un legame anche di carattere politico ed è di matrice più Cluniacense che Compostellana.

Un ruolo che i Cluniacensi cercano di estendere a tutta l’Europa attraverso anche l’enorme influenza che nel XII SEC hanno preso il papato.

San Giacomo diviene quindi campione di una azione politica e militare nella quale territorio e fede vanno strettamente uniti.

Un Santo quindi che poteva andar bene in questa veste non solo per la Penisola Iberica, ma anche negli altri territori Europei in cui la pressione Mussulmana era più forte.

In tale prospettiva un significativo elemento che ci pare possa definire ancora più specificatamente il forte legame personale tra il Pellegrino e San Giacomo è la sorta di relazione quasi feudale che tra loro si instaura, in parte analoga a quella che lega il Cavaliere al proprio Signore.

Le offerte che vengono fatte al Santuario spesso si configurano come tributi, assai simili agli obblighi feudali dovuti dal Vassallo al proprio Signore feudale.

I Re di Aragona, inviavano annualmente doni che definivano “il tributo che si deve a Dio e al Santo Apostolo San Giacomo ” e l’intera Spagna rimase vincolata fino al XIX Secolo dal “voto di Santiago”che non era altro che un tributo nazionale dato in ricordo dell’aiuto che il San Giacomo aveva dato agli Spagnoli nella Reconquista della propria terra.

Lo stesso rituale di vestizione del Pellegrino viene a ricalcare quello del Cavaliere, nel senso più letterale del termine e cioè con un cerimoniale in cui il Sacerdote impone al Pellegrino le vesti e gli attributi essenziali al Pellegrinaggio, cosi come veniva “vestito” il Cavaliere della sua cotta e delle sue armi.

Ma, tornando al Codex Calixtinus vediamo che questo legame oltre i Pirenei è voluto anche nel secondo libro, dove dei ventidue Miracula esemplari che vi sono riportati, la maggior parte di essi si riferiscono a Pellegrini Francesi, Italiani e Tedeschi con una distribuzione geografica attentamente mirata, che non nasconde lo scopo di mantenere vivo il culto in alcune zone specifiche del mondo occidentale.

Di questi miracoli bastera citare solo quello famosissimo di San Giacomo , la forca e il gallo che avrà un eco eccezionale nella letteratura, nel teatro sacro, nell’iconografia di tutta Europa.

Qui a Caltagirone lo troviamo rappresentato nella Arca Argentea sulla quale e posta la statua di San Giacomo.

Si tratta di una delle opere più significative ed artisticamente più importanti di questa tematica.

Opera di Nibilio Gagini e di suo figlio Giuseppe venne realizzata tra il 1599 e il 1610. Sei formelle ripartite sui quattro lati dell’Arca illustrano aspetti salienti del Martirio e miracoli di San Giacomo, tra cui la rappresentazione di San Giacomo Matamoros, e quella del miracolo dei galli.

Un esempio concreto di come le tradizioni Compostellane riescono ad innestarsi ed integrarsi con le devozioni locali, quando queste sono vive e ben radicate.

In Italia ne abbiamo esempi lungo le vie dei Valichi Alpini, lungo la Via Franchigena, lungo la Flaminia, ma anche a Perugia, Assisi, Spoleto, nelle Marche, in Veneto e in Puglia.

Tutto ciò serve a sottolineare come la civiltà del pellegrinaggio sia radicata in tutta Europa e come essa abbia lasciato un profondo segno nella memoria collettiva.

E’ la memoria del pellegrinaggio che spinge i Pellegrini a fondare Confraternite ed è la memoria del Pellegrinaggio a diffonderne i caratteri, i miti, le espressioni culturali, il senso e il valore.

Il Cammino sarà inoltre una arteria vitalissima, in grado di far nascere potenti forme artistiche.

Le Città che vi sono sorte e cresciute si riempiono anche di Gotico.

Il Pellegrino incide anche nell’architettura civile e lascia le sue traccie piu evidenti nelle opere viarie, in particolare determinato dalla custruzione di ponti .

Districarsi in questa sovrapposizione di stili cresciuti in un vastissimo arco di tempo è alquanto complicato. Di certo la ricchezza artistica è enorme.

L’unità viene data dalla civiltà del pellegrinaggio che ha lasciato molteplici tracce su questi monumenti: dalla scelta di particolari tematiche iconografiche a specifiche necessità liturgiche.

Va considerato anche il Portico de la Gloria che con la sua simbologia apocalittica e con il chiaro riferimento alla Gerusalemme Celeste riporta il senso ed il valore del Pellegrinaggio Compostellano al centro della Cristianità.

Al di fuori del Cammino vero e proprio è il culto di S. Giacomo, che crea edifici ed oggetti religiosi di grande qualità ed importanza artistica.

Tutta l’Europa è segnata, oltre che dagli itinerari Compostellani, da un infinità di opere d’arte, strettamente connesse al Pellegrinaggio e al culto di San Giacomo.

Per l’Italia basterebbe pensare all’altare argenteo di Pistoia, alla chiesa di San Giacomo dell’Orio di Venezia, alle arche argentee di Caltagirone e Messina, al complesso ospitaliero di San Jacopo D’Altopascio, alla vetrata absidale nella Chiesa di San Domenico di Perugia, all’Oratorio dei Pellegrini di Assisi, agli affreschi della cappella di San Giacomo nella Basilica di Sant’Antonio da Padova, o alle decine di dipinti che riportano il miracolo di San Giacomo, la Forca e il Gallo.

Le strade per Santiago divengono al ritorno vie Romee, si intrecciano alle vie Gerosolimitane, Francescane, Micaeliche, Lauretane e divengono l’alveo dove scorre la linfa della civiltà medievale.

Il pellegrinaggio Compostellano si apre ad uno spazio che potremmo definire Carolingio e Centro Europeo per un verso ed uno Romano e Meridionale dall’altro.

Un sistema che da Roma si proietta versi il Sud, verso il grande Santuario di Monte Sant’Angelo e sopratutto verso Gerusalemme attraverso i porti della Puglia e Messina.

In conclusione dobbiamo chiederci che cosa è restato di tutto questo, oltre il patrimonio artistico e culturale.

Quando parliamo di pellegrinaggio a Santiago come radice culturale e spirituale dell’Europae della civiltà occidentale non dobbiamo dimenticare il ruolo e l’apporto costitutivi di questa figura: al Pellegrino si deve il radicamento nel territorio, la permanenza nella memoria collettiva, la diffusione a tutti gli strati sociali della civiltà Compostellana.

Per comprenderlo occorre partire dalle motivazioni che hanno spinto il Pellegrino ad affrontare un viaggio lunghissimo, difficile, agli estremi confini del mondo conosciuto.

Ma non era soltanto questo a spingere migliaia e migliaia di persone verso santiago.

Le motivazioni personali sono complesse, appaiono nei testamenti, nei capuitoli delle confraternite, nei diari di viaggio.

Si decide di partire per voto, per penitenza, per pena canonicao giudiziaria, per obbligo testamentario, a volte a pagamento per conto altrui, ma sopratutto Devotionis Causa.

Il Pellegrino sente fortemente una sorta di legame personale con il proprio Santo Protettore e va a quella che spesso chiama la “casa”del suo Patrono, il posto dove egli è fisicamente presente con le sue sacre ceneri e dove più che in ogni altro luogo manifesta la sua potenza.

In effetti vicino alla Pietas una componente essenziale del Pellegrinaggio è data da un innata naturale e legittima Curiositas.

Una curiosità, un desiderio di conoscere il mondo , che a volte, come Fra Bernardino da Siena, viene duramente condannato perchè in molti casi veniva a costituire l’elemento principale del Pellegrinaggioe a sostituire interamente il suo carattere penitenziale e religioso, ma che non possiamo separare dal carattere del viaggio, per quanto detto all’inizio, quale strumento di conoscenza.

Una conoscenza del mondo quindi attiva, legata ad un esperienza personale indimenticabile ed inserita in un sistema di valori, quali la solidarietà tra pellegrini e il servizio e la carità Cristiana nei loro confronti.

Valori che diverranno un elemento costitutivo ed integrativo della cultura reale del Pellegrinaggio.

Poi saranno le Confraternite a radicare nel territorio questa civiltà, ad alimentarla, a proporla costantemente nell’ambito sociale in cui operano.

In realtà in questo retroterra nasce, si forma e si sviluppa il senso di appartenenza ad una comune civiltà, ad un sistema di valori condiviso, accettato e sperimentato nei lunghi mesi che durava un Pellegrinaggio.

La persistenza di un itinerario come il Cammino de Santiago,  la sua stessa visibilità fisica e l’essere immagine e simbolo del Pellegrinaggio stesso, insieme al richiamo frequente degli anni Santi compostellani (ogni 6-5-6-11 anni), ne hanno permesso la continuità fino ai nostri giorni e ne hanno favorito la straordinaria ripresa negli ultimi decenni.

Oggi il Pellegrinaggio a Santiago, in particolare quello a piedi lungo i quasi 800 km del Camino de Santiago è una realtà importante che produce conseguenze in tutti i campi.

Lungo il Cammino sono rinati hospitales per accogliere pellegrini, si sono rivitalizzate o fondate nuove Confraternite.

Il Pellegrinaggio a Santiago è tornato ad essere un fattore di grande rilievo nel campo Religioso, Culturale, Economico, Politico e Sociale.

Un apporto decisivo alla ripresa del Pellegrinaggio è stato, infine, dato dalle visite compiute a Santiago da Giovanni Paolo II, per l’Anno Santo del 1982 e per l’incontro mondiale della Gioventù del 1989 nel quale fece conoscere a centinaia di migliaia di giovani il valore e il senso del Pellegrinaggio jacopeo.

Mentre parliamo migliaia di pellegrini si stanno dirigendo a piedi lungo le antiche strade verso Santiago, sono Italiani, Francesi, tedeschi, Inglesi, Americani, Coreani, Australiani.

I dati parlano che provengono da 173 nazioni diverse. Con la buona stagione diverranno decine di migliaia.

In questi ultimi anni sono sorte centinaia di Associazioni, centri di studio e Confraternite in tutto il mondo e svolgono un attività intensissima che fa opinione.

La civiltà del Pellegrinaggio sta vivendo una grande stagione.

Sono convinto che l’esempio Compostellano con il tempo riuscirà a contagiare positivamente tutto il nostro paese, riattivando una tradizione sommersa che è molto forte e che attende solo di essere svelata e che tornerà a produrre benefici effetti culturali e spiritualie, perchè no, anche economici e sociali.

La Sicilia, in tal senso, è ricchissima di tracce, monumenti, confraternite e memorie legati alla tradizione Compostellanae al culto verso San Giacomo il Maggiore, dove troviamo quaranta luoghi esemplari in cui la tradizione Compostellana si è manifestata in chiese, quadri, pitture e tradizioni ben radicate nel sentire popolare.

Altre fonti ci parlano del Pellegrinaggio Siciliano a Compostella. Sono gli archivi che registrano il passaggio sui cammini di Santiago di pellegrini provenienti dalla Sicilia.

Una tradizione attualmente in piena ripresa come ci dice Massimo Porta che in questi anni ha distribuito centinaia di credenziali ai pellegrini diretti a Santiago e come possiamo vedere proprio qui a Caltagirone attraverso le iniziative dell’attivo Capitolo della Confraternita di San Jacopo di Compostella.

 

PAOLO CAUCCI VON SAUCKEN

PRESIDENTE CENTRO ITALIANO STUDI COMPOSTELLANI.

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