ARTE E DEVOZIONE PER SAN GIACOMO A CALTAGIRONE

(ESTRATTO DA: SANCTUS JACOBUS  – STORIA E TRADIZIONI DEL CULTO DI SAN GIACOMO IN SICILIA – A CURA DI ALFIO CARUSO)

San Giacomo, detto “Maggiore”per distinguerlo dall’Apostolo omonimo Giacomo di Alfeo, nell’iconografia è rappresentato secondo le consuete caratteristiche del Pellegrino e del Cavaliere.

Il Patrono di Caltagirone nella devozionale locale è prevalentemente sentito come il Santo Apostolo, guida spirituale di una Chiesa Pellegrina.

Il culto di San Giacomo Matamoros è invece maggiormente praticato in Spagna è nacque nel periodo della “Reconquista” contro l’invasione dei mori nel IX Sec.

Nell’844, nella battaglia di Clavijo gli fu attribuito il ruolo di difensore della Cristianità per l’apparizione miracolosa alla guida delle truppe.

San Giacomo divenne dunque il protettore delle milizie Cristiane e gli fu dato il merito della vittoria in molte battaglie.

Fu immaginato in sella ad un destriero bianco mentre calpestava sotto gli zoccoli l’invasore, con la spada sguainata e il vessillo crociato.

L’Emblema del Santo Cavaliere, una croce rossa gigliata in campo bianco in posizione verticale, simula una spada che è segno del coraggio cavalleresco e dell’arma del suo martirio, mentre i gigli rappresentano le sue qualità morali.

La croce di Santiago divenne anche il blasone dell’ordine dei cavalieri di “Santiago de la Espada”, poichè nella figura militare del Santo riconobbero quei principi deontologici che coincidevano con le prerogative del carattere cavalleresco, volto alla protezione degli umili e degli indifesi, alla purezza, all’onore immacolato e alla difesa della fede.

Peculiarità condivise anche dal Culto Messinese, che venerò la Reliquia dell’Apostolo, donata dal Cavaliere Aragonese Sancio De Heredia nel 1427 e custodita in una teca a lanterna del XV Secolo, sostenuta da un cinquecentesco reliquiario a braccio.

La popolarità del Santo nella Penisola Iberica e dovuta alla presenza delle sue sfoglie, traslate, secondo la Leggenda Aurea, da Gerusalemme in Spagna, dove si dice che in vita abbia predicato.

Essendosi perse le tracce e la memoria della sua tomba, a causa delle persecuzioni, fu scoperta al tempo di Ca4rlomagno nel luogo denominato “Campo delle Stelle”, da cui deriva il nome compostela, Capoluogo della Galizia.

L’Imperatore, spronato in sogno dal Santo ad iniziare la riconquista per l’unificazione del mondo criostiano, fondò la Cattedrale di Santiago e portò a compimento la liberazione del territorio rendendo sicura la via verso il santuario.

La devozione Jacobea, si diffuse molto rapidamente fin dal Medioevo  dando vita al Cammino di Santiago.

La sepoltura del Santo a Compostela divenne meta di grandi Pellegrinaggi, essendo uno dei tre principali Percorsi della Cristianità insieme a quelli dei luoghi sacri di Gesù in Terrasanta e della Tomba dell’Apostolo Pietro a Roma.

Il culto Compostellano fu largamente documentato nel Codex Calixtinus composto nel XII Sec. , la cui preziosa raccolta di testi eterogenei costituisce un approfondito repertorio letterario, teologico, dottrinale e liturgico su San Giacomo ed anche un interessante disamina sull’itinerario del viaggio.

A Caltagirone la fervida devozione per il protettore generò la realizzazione di molteplici opere con la sua immagine.

Il Simulacro più venerato , portato in processione per le vie della Città Siciliana il 25 di Luglio , indossa abiti da pellegrino.

La Statua i tela-colla, gesso e mistura di legno fù realizzata dall’Argentiere Catanese Vincenzo Archifel che, come da contratto del notaio Catanese Merlino, nel 1518 ricevette la somma di 20 onze per il lavoro svolto.

L’effige, pur mantenendo i segni dell’usuale modello, si diversifica nell’abbigliamento per la lussuosa tunica e mantello riccamente ornati.

Il decoro del manto a foglia in lamina d’oro zecchino, che modella nei suoi valori tonali la mimetica di un tessuto damascato in oro e seta, non conserva l’originaria stesura.

Il disegno, infatti, a rete di maglie con foglia d’acanto centrale di gusto barocco, riprende l’idea dello schema cinquecentesco nell’impaginazione ripetitiva e simmetrica a nastro reticolato con motivo vegetale inscritto.

Anche la Tunica ha subito un completo rifacimento , assumendo una colorazione azzurra su fondo di lamina d’oro con un ornato a racemi fogliati e grani, secondo la moda tessile della seconda metà dell’Ottocento.

A corredo dell’abito ci sono gli attributi dell’Apostolo pellegrino realizzati in argento, costituiti da un libro, segno del suo peregrinare per l’evangelizzazione, il cappello con ornati a conchiglie e il bastone, datato 1594, arricchito da pomello istoriato con la scultura del santo.

La caratterizzazione di San Giacomo pellegrino divenne nota dal XIII secolo in poi per le connessioni con il Cammino di Santiago e con la credenza cristiana della Via Lattea, intesa la strada  di Compostela. Cosi come l’iter Composelliano portava alla meta di una tomba, la via delle stelle conduceva all’aldilà, costituendo l’ultimo pellegrinaggio che l’uomo doveva compiere prima di terminare il suo percorso.  La galassia, fu denominata Cammino di San Giacomo, poichè il Santo Pellegrino avava il compit di accompagnare i defunti sino alle porte del paradiso , nel trsgitto doloroso dopo la morte per la purificazione dell’anima offrendo conforto e aiuto.

Le immagini di San Giacomo usualmente seguono nell’abbigliamento un preciso schema iconografico del pellegrino medievale che si recava a Compostela.

Durante i lunghi viaggi per proteggersi dal freddo o dalle intemperie, si indossava un lungo mantello con cappuccio completato da una corta cappa che copriva solo la sommità delle spalle, definita appunto pellegrina.

Per ripararsi dalla pioggia e dal sole il capo veniva coperto da un cappello rotondo a tese larghe, “il petaso”, trattenuto da un laccio.

Una bisaccia per contenere lo stretto necessario, come una mappa del percorso e un po di cibo prevalentemente secco, ed infine il bordone per la stabilità.

Questo bastone era anche un arma difensiva contro gli animali feroci e i malfattori, poichè era munito di punta di ferro.

L’unico elemento apparentemente ornamentale era il pettine di mare, portato anche al collo o appeso al bordone o cucito sul cappello. Pertanto il guscio, dalla particolare conformazione a ventaglio, essendo stato associato fin dal medioevo all’apostolo, fu denominato conchiglia di San Giacomo, simbolo per tutti i pellegrini, che giunti  alla meta sulle spiagge dell’oceano lo raccoglievano per conservare una testimonianza tangibile della straordinaria esperienza vissuta e del viaggio compiuto.

La conchiglia nel cristianesimo, poichè legata al simbolismo vitale dell’acqua, e connessa alla rinascita in cristo con il sacramento del battesimo. Ma per la sua conformazione è anche allegoricamente collegata al sepolcro e alla redenzione, dato che il suo frutto prezioso e il Cristo, la perla di perfezione.

L’abigliamento con gli accessori codificati, avevano anche la funzione di identificare il pellegrino, distinguendolo dagli altri viandanti che seguivano il medesimo percorso.

Le autorità ecclesiastiche e civili si impegnarono ad introdurre una regolamentazione dei pellegrinaggi, promulgando leggi quali ad esempio i “Capitolari”emanati dai sovrani carolingi per preservare questi viaggiatori considerati bisognosi di protezione giuridica, di ospitalità e di sostegno alimentare.

Con lo scopo di proteggere i pellegrini lungo il Cammino di Santiago di Compostela e di respingere gli invasori della penisola iberica nacquero gli ordini monastici cavallereschi.

Le diversificate elaborazioni artistiche registrate a Caltagirone vedono il Santo Pellegrino rappresentato anche nelle applicazioni decorative di preziosi manufatti in argento.

Il monumento per eccellenza dedicato a San Giacomo è la macchina processionale ad arca, costruita per custodire il prezioso reliquiario anatomico del xv secolo recante un minuscolo osso del braccio del santo.

Una grandiosa opera eseguita da eccelenti maestri argentieri in un arco temporale tra la fine del cinquecento e il 1691.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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