Il cuore antico di Caltagirone, la sua zona storica, oggi si erge come il simbolo di un “decadimento” che grida giustamente la nostra attenzione. Non possiamo ignorare questa realtà, eppure la città continua a vivere principalmente di turismo, un turismo che è purtroppo transitorio e discontinuo. È giunto il momento di affrontare questa sfida di fronte, uniti come una comunità, superando gli interessi personali per gettare le fondamenta di una Caltagirone rinata, una città che può fregiarsi del titolo di “turistica” nei fatti, non solo nelle parole.
La chiusura del centro storico, se ben programmata e supportata da una visione di città, è un passo nella giusta direzione. Caltagirone è una culla cittadina, ricca di monumenti che gridano di essere valorizzati. Dobbiamo arricchirla con attrazioni, rendendola facilmente accessibile attraverso mezzi pubblici efficienti. Solo così possiamo sperare di attirare visitatori in modo continuativo e sostenibile.
La recente chiusura del ristorante “Coria”, con il suo trasferimento a Catania, è un segno chiaro della mancanza di percezione nel salvaguardare e nel costruire. Questo è solo uno dei tanti esempi di come stiamo perdendo pezzi importanti del nostro patrimonio e della nostra identità.
Tuttavia, non è mai troppo tardi per invertire la rotta. Dobbiamo unirci, rifiutando di accettare il fermo e il lungo regredire. Caltagirone, nobile e regina dei Monti Erei, può ancora risorgere. Serve una rete di stakeholder, condividendo la responsabilità di plasmare il futuro della nostra città. È tempo di agire, di mettere da parte le divisioni e di lavorare insieme per costruire una Caltagirone che brilli di nuovo come gioiello turistico della Sicilia.
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