Caltagirone, da sempre, è stato uno dei centri più importanti nella creazione delle figurine che generalmente venivano fatte in creta e non poteva non essere cosi dato che la Città fin dai tempi più antichi si era specializzata ed aveva basato una grossa parte dell’economia nella lavorazione dell’argilla, tanto da esserne uno dei piu’ importanti centri di produzione in Italia.

Questa arte popolare si sviluppò nel corso dei secoli fino a diventare uno degli aspetti peculiari della sua attività artigianale e si affinò a tal punto da raggiungere cospicui esiti artistici.

Il terremoto del 1693 trascinò nella distruzione e nella rovina di città intere anche queste piccole e umili testimonianze di una tradizione religiosa diffusa in tutte le classi sociali.

I “Santari” e i “Pasturari” modellavano e coloravano le figure della nativita’ su commissione di Chiese e Conventi e, come si scriveva a quei tempi, queste natività “sollevate di creta” molto probabilmente imitavano gli esempi più celòebri di quelle raffigurate nelle grandi tele di Pittori Famosi.

Pertanto i primi manufatti furono estremamente semplici e si limitarono alla sola rappresentazione dei protagonisti fondamentali dell’evento sacro.

Fu nel corso degli anni, che divennero sempre più complessi. L’antica tradizione ceramistica del luogo influi non poco su questa nuova produzione dandole subito caratteristiche tutte particolari e rendendola inconfondibile.

Essa, al suo interno, cominciò a differenziarsi, specializzandosi: da una parte creò figurine popolari, prodotte in serie, modellate a stampo  e sommariamente colorate che ben presto conquistarono le classi più umili e dall’altra, per opera degli artigiani più capaci, si produssero figure a tutto tondo modellate a mano, vere e proprie statuine,con risultati estetici apprezzabili. Committenti di questa ultima produzione furono le Chiese, Conventi, Corporazioni Religiose, per un verso, e le classi agiate per altro verso.

Già agli inizi del ‘700 è documentata una diffusa tradizione in tutti i ceti sociali del farsi il presepe in casa e di gareggiare a chi lo realizzasse piu’ bello ed interessante. E si invitavano amici e conoscenti a venirlo a vedere e con essi i vicini di casa e perfino i passanti affinchè si facesse il paragone con quello degli altri.

Ed a questa diffusione non fu certo estraneo l’influsso Gesuitico che aveva portato, già da un secolo, il gusto per la rappresentazione teatrale e per l’azione scenica che a quei tempi si svolgeva all’aperto ed aveva per spettatore l’intera popolazione.

Ma già dagli antichi esempi, sia che si trattasse degli umili pastorelli modellati a stampo che delle più raffinate figurine lavorate a mano, si nota immediatamente che l’artigiano trasponeva in esse quanto il suo gusto e la sua sensibilità gli dettavano e l’amore con cui trattava la grezza materia prima ed i personaggi.

Ma ciò che può essere considerata la stagione più splendida della creazione di Presepi e di Figurine che lo costituiscono è dato, sul finire del ‘700, dal sorgere della produzione dei due fratelli Bongiovanni e, in particolare, dal minore dei due, Giacomo, che comincia a produrre statuine in terracotta policroma da presepe seguendo la secolare tradizione, ma dandole dignità artistica.